sabato 24 maggio 2008

Marco Lacomba, artista




COMUNICATO STAMPA – mostra di pittura a Teramo

Mostra dell’artista giuliese, Marco Lacomba, a Teramo, 31 maggio 2008, ore 18:30
Sala espositiva di Via Nicola Palma – centro storico della Città


Evento organizzato dall’International Inner Wheel, distretto 209° - Italia/Club di Teramo
E il Rotary International, distretto 2090° - Italia Club di Teramo.

Con il patrocinio del Comune di Teramo, Città di Teramo

Partner Artintype, nuovi caratteri dell’arte contemporanea

Personale dell’artista giuliese, Marco Lacomba

Mostra di pittura dal titolo: “il Senso della Vita”, il prossimo sabato 31 maggio 2008, ore 18:30 presso la sala espositiva comunale di Via Nicola Palma – centro storico di Teramo.


La semplicità delle linee, la perfezione delle forme, sono la sua peculiarità artistica. I colori come le note sono abbinati con una ricercatezza quasi maniacale. Non c’è artifizio nelle sue opere ma istinto e naturalezza nell’ispirazione.

L’artista, nato a Giulianova in Abruzzo nel 1966, ha manifestato fin da piccolissimo un innato spirito di osservazione e di manualità nel percepire le bellezze della natura e delle arti visive, uno spiccato dono nel disegnare e creare con un gusto semplice ma nello stesso tempo ricercato. Laureatosi in Giurisprudenza, dopo aver frequentato il Liceo Scientifico, ha capito che la sua vena artistica non poteva essere soffocata e così è partita questa stupenda avventura che lo ha portato a realizzare innumerevoli creazioni di indubbio valore artistico

Il tema portante di tutta la sua produzione è il "Senso della vita" e i suoi lavori sono il frutto di una continua ricerca, un viaggio nei meandri dell'esistenzialismo, strumenti di riflessione ed evidenti intenti comunicativi. Nei colori dei suoi elaborati s'intrecciano elementi storici, filosofici ed etici. Le frequenti ed irrisolvibili questioni, che ciascuno di noi, si è sempre posto nel corso della vita.

Chi è Marco Lacomba?
Inizialmente, si è dedicato all’illustrazione, in particolare per il settore editoriale, attività artistica che partì casualmente a seguito dell’incarico che gli fu affidato per presentare anno per anno la Mostra Internazionale di Fumettistica e Satira di Giulianova (TE), manifestazione che negli anni novanta giunse ad un ottimo livello sia sul territorio nazionale che internazionale.
Così già nel 1992, fu notato da un giornalista romano, il dott. Franco Bergamasco, il quale gli propose di pubblicare un libro di illustrazioni umoristiche con le allora Edizioni Paoline poi divenute Edizioni San Paolo di Milano.
Dopo alcuni incontri e stilato il tema di lavorazione, Lacomba realizzò il materiale necessario, e nel 1992 pubblicò il Pret-a-Porter “Clericali Impertinenze dai tetti in giù”, una satira mai irriverente sull’ambiente ecclesiastico, nell’ottica del consumismo e della competitività dei nostri tempi.
La prefazione era del noto Claudio Sorge, celebre penna del giornalismo italiano, nonché direttore del quotidiano L’Avvenire.
Poi seguirono innumerevoli pubblicazioni a carattere nazionale, sui vari giornali, specializzati, come ad esempio il mensile Comix.
Nell’anno 1994-1995, invece, collaborò con “Il Sale”, testata umoristica dove fu direttore anche Maurizio Costanzo e dove scriveva il noto giornalista della Rai, Romano Battaglia.
A “Il Sale” si fece subito notare, quindi fu incaricato dal direttore responsabile, di curare la copertina del settimanale, oltre ad uno spazio interno, che era già di sua competenza.
Da queste pubblicazioni seguirono innumerevoli collaborazioni editoriali nel settore dei magazine e dei quotidiani sia nazionali che regionali, come ad esempio: Panorama, Il Manifesto, Il Messaggero, Il Tempo, Il Centro, Il Giornale, D&D Disegnare e Dipingere, ecc...
Sua fu anche l’Illustrazione dedicata ai problemi dell’immigrazione nel noto programma Rai “Non solo nero”.
La Pittura
Successivamente alla passione per l’illustrazione editoriale si è manifestata sempre di più la necessità di esprimere la sua arte, e soprattutto di comunicare. Quale strumento migliore della pittura, per raffigurare con l’arte del disegno, i suoi sentimenti, il suo pensiero le sue convinzioni e le sue incertezze! Il tema portante della sua produzione è il "Senso della vita" e i suoi lavori, sono il frutto di una continua ricerca, un viaggio nei meandri dell'esistenzialismo, strumenti di riflessione ed evidenti intenti comunicativi. Nei colori dei suoi elaborati s'intrecciano elementi storici filosofici etici, o forse utopia, ... insomma le frequenti ed irrisolvibili questioni, che ciascuno di noi, si è sempre posto nel corso della vita.

Per l’organizzazione

Walter De Berardinis




Recapiti organizzativi: Via Giovanni Amendola, 29/A – 64021 Giulianova alta (TE) Telefax: 0858003963
Mobile: 3285811626 e.mail: walter.de.berardinis@alice.it Skype: w.deberardnis


Recapiti dell’Artista: Via Ippolito Nievo, 18 - 64022 Giulianova (TE) Telefax: 085 8000169 - Ufficio:0861 783365 - Mobile: 3292242595 sito web: www.marcolacomba.com e.mail info@marcolacomba.com - marcolacomba@yahoo.it







domenica 4 maggio 2008

Carino Cordone (Carì), scultore
















Carì (Carino Cordone) è nato il 5 maggio 1940 a Giulianova, e qui vive e svolge il suo lavoro di acconciatore per uomo". Ci conosciamo da una vita ed ho imparato per esperienza diretta, che si offende se lo chiamano "artista", perché, da dilettante sopraffino ci tiene a precisare che il suo è solo un hobby, cui dedica, pero, tutto il tempo libero che il lavoro gli lascia.
Aveva cominciato, qualche tempo fa, impegnandosi in una realizzazione di immagini, utilizzando materiali poveri, quali le conchiglie marine. In occasione di una delle sue mostre, lo battezzai, alla giuliese, il poeta delle cucciole". La bidimensionalità delle sue opere gli procurava però, una fastidiosa sensazione di incompiutezza, dovuta al bisogno di esplorare la terza dimensione.
Una breve incursione nella produzione di opere in filo metallico gli ha consentito, sì, di realizzare qualcosa che cercava di riempire il vuoto, ma la "trasparenza delle opere stesse non era sufficiente a soddisfare le sue esigenze. L'occasione per superare questo suo anelito verso l'opera "piena" è stato l'incontro con la pietra leccese, che, forse, ha risolto i suoi problemi artistici.
Con i suoi lavori, Carì riesce a risvegliare in me emozioni dimenticate. Ma io sono forse condizionato, nel mio giudizio,dal fatto che gli sono amico;ed allora, e opportuno riportare il parere di qualcuno che se ne intenda più di me: ubi maior...

C.M.Conte
Il parere dell’esperto

La riproposizione o,meglio la riscrittura di sculture note, come, per esempio, quello del gruppo lapideo, già polìcromo, della Madonna con Bambino,di autore ignoto, posto sull’architrave della chiesa di Santa Maria a mare di Giulianova, lascia intravedere nell'impegno di Carì una consapevolezza formale, rara ai giorni nostri, accompagnata da un approccio compiaciuto ed entusiasta al modello ispiratore.
L'artista giuliese adotta materiali molto simili a quelli medievali, la cui lavorazione richiede, come è noto, uno sforzo paragonabile a quello dei maestri comacini.
Una adesione, oggi si direbbe fuori luogo viste le tendenze contemporanee dell'arte, in grado di determinare nell'artista giuliese, e in chi ha voglia di
guardare le sue opere, una poetica di tipo anacronistico-documentale. La riscrittura di quelle sculture, più o meno famose, viene effettuata con gli stessi sistemi e la stessa ingenuità prospettica e plastica di allora, in un inconsapevole ritorno ad una erà
giottesca. Del resto, nella storia della scultura italiana, già Arturo Martini aveva percorso, con altri mezzi e finalità, il sentiero impervio del ritorno agli etruschi per poi giungere fino al medioevo.
Quella riproposizione martiniana aveva ed ha del commovente, permanendo nelle sue rappresentazioni quel sentimento archetipo di naturalismo astratto.
Ecco allora che le sculture di Cari si accostano, oltre a tali poetiche, soprattutto a quell'infaticabile attività dei lapicidi della montagna teramana che, nel medioevo fino ai giorni nostri, hanno mantenuta inalterata quella koinè, così significativa e pregnante, da determinare episodi estremamente coerenti, sia dal punto di vista formale che iconologico.
La circostanza curiosa, infine, secondo la quale un artista nato e vissuto in un paese costiero, abbia fatto proprio anche il linguaggio squisitamente plastico
appenninico, nonostante la tradizione fittile degli scultori giuliesi, dimostra come vi sia una continuità antropologica nell'uso di speciali materiali che, di
solito, dalla montagna trasportati al mare sotto l'aspetto di piccole pietra, qualche volta, però, intercettati, finiscono per divenire interessanti sculture:
quelle scolpite da Carì.
A.D.S.