domenica 8 luglio 2007

Don Concezio Sechini, Sarcedote a Giulianova


“A mio Zio Aldo De Berardinis,
che Possa trovare tra i raggi splendenti
della Madonna Dello Splendore
la via diletta delle porte del paradiso.”

La storia del Sacerdote Don Concezio Sechini
(attraverso i racconti di nonna Barbara Cordone)

di Walter De Berardinis

Quante volte, nella nostra vita, abbiamo avuto modo di ascoltare i racconti dei nostri nonni? sicuramente tanti. Io stesso vorrei raccontare una vicenda che colpì la nostra famiglia (materna) ma anche la cittadinanza di Giulianova, quella della morte del Sac. Silverio Domenico Concetto che gli amici e conoscenti chiamavano Don Concezio Sechini. Figlio di Vincenzo (di Giulianova) e di Giovanna Vagnozzi (di Notaresco), nato l’8 dicembre del 1883 alle ore 1:20 a Notaresco in contrada Cantalupa ( oggi l’odierna contrada Grasciano) ed aveva due sorelle Beatrice e Erminia (la mia Bisnonna), e anche tre fratelli Silvio-Paolo ( era il falegname specializzato nella realizzazione dei carri lo chiamavano “Lù carrttare di giglie” ), Samuele Giulio e Saverio Giuseppe Pasquale. Concezio e Saverio entrarono in seminario a Teramo (in quei tempi per poter continuare gli studi, l’unico mezzo per le famiglie meno abbienti era il seminario o in alternativa ricevere aiuto da famiglie facoltose), il fratello Saverio dopo aver terminato gli studi non prosegui la via di Concezio, ma fin da giovanissimo scrisse per molti quotidiani e settimanali della provincia e fu anche fondatore del PPI e della DC in Abruzzo insieme a Spataro e Castiglione ed inoltre fu Vicesindaco di Giulianova dal 1920 fino al 1922. Invece, Don Concezio, nel novembre del 1898 dopo aver finito le scuole ordinarie, entrò nel seminario di Teramo per terminare gli studi, intorno al 1903 fece domanda per essere Suddiaconato (diventare Sacerdote a tutti gli effetti), nel 1907 diventò Diacono e conobbe Don Orlando Perta suo compagno di studi ma anche un amico inseparabile. In questo periodo cominciò a collaborare con vari scritti con il Corriere e L’Araldo Abruzzese (gli studi li terminò a Napoli). Nel giugno 1909, diventò Sacerdote e disse la sua prima messa nel Duomo di San Flaviano (intanto la famiglia nei primi anni del ‘900 si trasferì definitivamente a Giulianova). Intanto, dal patriarcato di Venezia gli arrivò un quadro regalato da un suo amico con queste parole: <>. Gli fu consegnato al suo insediamento nella parrocchia della S.S. Annunziata (il quartiere popolare del lido della città) dove vi trascorse la vita religiosa e pastorale. Già un anno prima nel 1908 in una visita di cortesia l’amico Don Orlando Perta si era accorto che Don Concezio non era nel pieno delle sue forze e lui gli rispose:<> e con un sorriso aggiunse:<>, purtroppo la malattia faceva passi da gigante e lo stesso Don Orlando più volte gli faceva delle visite di cortesia per sincerarsi delle condizioni del suo caro amico, finché il 22 luglio del 1910 alle 07:00 del mattino nella sua casa di Via Cupa spirò per un male incurabile. Il giorno successivo furono fatti i funerali nel duomo di San Flaviano e l’orazione funebre fu tenuta proprio dall’amico Sacerdote Don Orlando Perta di cui riportiamo un estratto del libretto che fece stampare in suo onore, dalla Tipografia Pontificia Artigianelli di Napoli: <>. Così terminò l’orazione funebre dell’amico Don Orlando Perta, nelle settimane successive fece stampare e divulgare attraverso i parenti e gli amici più intimi della famiglia. Anche mia nonna Barbara Cordone (nipote di Don Concezio) ne conservò una copia (di cui oggi io ne conservo la copia originale). Ma il caso volle che il giorno della morte del sacerdote andava in stampa anche il settimanale diocesano “L’Araldo Abruzzese”, dove lui era un assiduo collaboratore ed infatti il direttore Pietro Mobilii per riconoscenza fece inserire in corso di stampa, all’ultima pagina, il necrologio della redazione con l’aggiunta di un suo personale scritto rivolto alla famiglia che di seguito riporto integralmente: era il N° 28 del anno VII Teramo sabato 22 luglio 1910: <>. E di seguito veniva riportato il necrologio del Direttore Pietro Mobilii: Nel racconto che segui l’incontro con mia nonna si ricordò anche di un evento strano sin dalla mattina del 22 luglio giorno della sua morte, il suo fedele cane rimase a vegliare il suo padrone prima nella casa, dopo nella chiesa e alla fine nella tumulazione nel cimitero di Giulianova dove dopo poco giorni fu ritrovato morto vicino alla sua tomba. Purtroppo, gli odierni discendenti di questa casata a Giulianova nel corso dei decenni si sono visti storpiare il loro cognome con la “G” (SeGhini) al posto della “C” o con la “I” (SIchini) a posto della “E”. Purtroppo la modifica era dovuta a quelle che erano allora le registrazioni manuali dell’anagrafe comunale delle due cittadine (Notaresco e Giulianova). Vorrei concludere, questo breve racconto, dicendo che anche se pur breve la storia di quest’uomo è pur sempre molto importante e parte integrante della storia della nostra città di Giulianova in provincia di Teramo, città ricca di uomini che l’hanno fatta crescere culturalmente

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